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Comitato provinciale di Novara
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La guerra fredda a Novara: diritti violati e cittadini vigilati nelle Carte dell’Archivio di Stato
Il 26 settembre 2016, presso la Saletta della Fondazione Faraggiana, gentilmente concessa, in Via Bescapè, 12, NOVARA, il Comitato Provinciale Anpi di Novara, con il patrocinio dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia e dell'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola «Piero Fornara» ha proposto un convegno su «La guerra fredda a Novara: diritti violati e cittadini vigilati nelle Carte dell’Archivio di Stato».
L'incontro, introdotto dal Presidente del Comitato Provinciale Anpi Di Novara Massimo Bosio e moderato dalla Past President del Comitato medesimo Anna Cardano, ha avuto il momento culminante nell'intervento di Anna Borrini che ha parlato di «Partigiani e antifascisti iscritti nel Casellario Politico Centrale dopo la Liberazione».
Il tutto nasce da una curiosità e da una intuizione di Argante Bocchio, il partigiano Massimo. Bocchio, antifascista, partigiano del distaccamento “Pisacane” operativo nel Biellese orientale, vice comandante della XII divisione Garibaldi “Piero Pajetta Nedo”, funzionario della Federazione del PCI di Novara, consigliere comunale, consigliere provinciale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Ospedaliera di Novara, una intensa vita tutta a sinistra, costretto ad assidue frequentazioni dell'Ufficio politico della Questura, sospettava da tempo l'esistenza di documenti riservati sul suo conto. Un suggerimento lo porta all'Archivio di Stato ed al suo dossier.
Anna Borrini, partendo dal caso di Argante Bocchio e dalla consultazione del suo fascicolo e di altri numerosi conservati in Archivio di Stato, ne ha tratto un lavoro pubblicato su «l'impegno», rivista di storia contemporanea", anno XXXIV, nuova serie, n. 2, del dicembre 2014, alle pp.
47-65.
Il titolo del suo scritto è «Pericolosi per l'ordine democratico». Partigiani e antifascisti iscritti nel Casellario politico centrale dopo la Liberazione: il caso di Argante Bocchio. Il numero della rivista può essere richiesto all'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia contattando il seguente indirizzo mail istituto@storia900bivc.it
Nel prosieguo un intervento di Argante Bocchio che parla della sua vicenda. Fa seguito il contributo di Sergio Vedovato, che illustra le non meno inquietanti vicissitudini di Albino Calletti, il capitano
«Bruno», più volte indagato e carcerato, prima dal fascismo, poi dalla Amministrazione militare alleata dei territori occupati, da ultimo dalle forze dell'ordine di quella stessa Repubblica che aveva contribuito a fondare. Anche lui, come Bocchio, titolare di un corposo faldone nel Casellario politico centrale, ed anche lui, come Bocchio, considerato pericoloso per l'ordine democratico.
Altro intervento di spicco è quello di Bruno Maida, ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università degli Studi di Torino.
Partendo dal caso specifico di Bocchio, Maida passa poi a disquisire sulla metodologia di lettura dei documenti e sul loro uso nel fare storia. Il documento non va mai visto come una fonte della contemporaneità e quindi "distorto", "interpretato" attraverso una cultura ed una società diverse da quelle esistenti nel momento in cui si è originato il documento medesimo. Va sempre contestualizzato all'epoca dei fatti, con l'obiettivo di rendere la ricostruzione storica reale ed il più oggettiva possibile.
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